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Allevamento
Molti pensano che allevare sia non amare i propri animali, che sia sfruttarli e volerci guadagnare. Allevare per passione, e non per professione, è invece la cosa più difficile che esista. Innanzitutto allevare significa che NON esistono vacanze; i gatti non si spengono per le vacanze o le domeniche mattina, non ci sono ferie o momenti di riposo, allevare è una scelta di vita, è scegliere di vivere per loro. Ci sono “allevamenti” dove i gatti vivono in anguste gabbie senza vedere i loro umani per tantissimo tempo; ecco, questo non è allevare, questo è far cuccioli.. Allevare è capire l’enorme responsabilità ed onore che è il poter salvaguardare e migliorare una razza, ma soprattutto il sapere di doverlo fare in modo che i gatti, con la loro felicità e salute, vengano per primi. Ogni cucciolo poi è speciale, perché ogni cucciolo si sente unico, e così sarà per la famiglia che lo accoglierà; non è possibile quindi voler basare l’attività di allevamento sui grandi numeri, i grandi numeri vanno bene in economia, ma in allevamento ogni piccolo ha un nome, un carattere, una peculiarità che lo rende diverso da tutti gli altri. Questo mondo è pieno di persone che vogliono lucrare sugli animali, ma quelli sono “commercianti” nel senso negativo del termine, un allevatore è molto di più, un allevatore ha deciso che sta creando la vita, e che non può più pensare per uno, ma deve pensare con la responsabilità di tanti. Ci sono poi quei momenti in cui tutto va storto, e non va storto perché ti si rompe un pezzo importante del macchinario di punta nella catena di produzione della tua azienda di automobili, ma va storto qualcosa dove il protagonista è un essere vivente, e tutte le tue sicurezze iniziano a vacillare. (v. Luce e Lalla). Allevare poi non è nemmeno amare alla follia i propri mici, magari comprati in un negozio o con un prezzo “speciale” in qualche allevamento che li produce in batteria, per poi accoppiarli per il piacere di vedere nascere delle vite. Come dicevo prima abbiamo una grande responsabilità; ci sono pieni i gattili di gatti in cerca di casa e non c’è bisogno che noi ne mettiamo al mondo altri, se ciò succede non dev’essere per ingenuità. I vostri stupendi sphynx comprati, magari a caro prezzo, in qualche allevamento, non sono necessariamente gatti che devono fare dei cuccioli. Essere un gatto di razza ed avere un pedigree non è sempre una condizione che implica l’essere dei buoni riproduttori. Allevare, anche con le migliori intenzioni, spesso dettate dall’ingenuità, non è un gioco; e i vostri cucciolini ora così carini potrebbero incorrere nell’arco di qualche anno a problemi più disparati, dai problemi di intolleranza alimentare, di riniti croniche, di recidività e sensibilità a parassiti, fino ai più gravi problemi genetici mortali come patologie cardiache o spasticità.
Ecco perché qui di seguito vogliamo elencarvi dei punti per farvi capire cos’è allevare, che scelte facciamo, e cosa c’è dietro ogni piccolo che nasce qui.
Ogni accoppiamento è studiato per evitare l’imbreeding ed il linebreeding, ossia consanguineità che indebolisca il sistema immunitario del gatto e che grazie alla’accoppiamento dei poligeni porti alla luce tare genetiche che si manifestano appunto solo in questi casi. Avere un bel gatto morfologicamente è fattibile anche senza usare scorciatoie. Ci vuole più tempo, ma, secondo noi, è più etico.
Prima di ogni accoppiamento i genitori vengono testati con eco-color-doppler per la cardiomiopatia ipertrofica, e solo ad esito positivo vengono fatti accoppiare. Questo tipo di test si ripete comunque almeno ogni 12 mesi.
Tutti i gatti dell’allevamento fanno test per confermarne la negatività a FIV e FeLV, per monitorare la presenza del coronavirus FECV (quello della FIP, per intenderci), e per assicurare la continua negatività a problematiche quali Streptococco g e Trichomonas.
Ogni nuovo riproduttore, quando arriva in allevamento, viene tenuto in quarantena; fa tutti i test di routine, viene sottoposto ad una terapia antibiotica per assicurarci contro cariche batteriche provenienti dall’esterno; e ci accertiamo che sia negativo per tutti i tipi di parassiti, dopo di che può entrare in contatto con tutti gli altri gatti liberi per casa.
Durante l’accoppiamento i gatti ricevono un tipo di cibo particolare, e durante la prima parte della gravidanza le femmine vengono integrate con acido folico e altre sostanze integrative, quali proteine, vitamine e minerali; per far sì che i cuccioli possano formarsi in modo sano, e per evitare eventuali problemi congeniti. Nelle ultime settimane di gravidanza le femmine cambiano tipo di alimentazione ed integrazione, e qui puntiamo soprattutto a far crescere il gattino già formato e a dare alla gatta tutte le energie necessarie per affrontare il parto.
Durante tutto il periodo della gravidanza utilizziamo spesso rimedi omeopatici e terapie olistiche basate sul colore per cercare di mantenere un livello di serenità alto.
Lo stress è il primo motivo scatenante di problemi di tipo respiratorio virale nelle puerpere e conseguentemente nei gattini, per questo motivo le gatte incinte vengono separate dal resto del gruppo qualche giorno prima del parto e vanno nella nursery, quella parte di casa che abbiamo approntato per rendere rilassante e tranquillo un momento di per sé ricco di tante emozioni contrastanti per una mamma gatta.
Una volta nella nursery la gatta (solitamente due) ha tutto il tempo per scegliere il luogo dove partorire nei giorni successivi, per non sentire la pressione degli altri membri felini di casa che hanno necessità di gioco diverse, e per sentirsi al sicuro. Nella nursery, da quel momento in poi, io, Laura, dormirò con la gatta per farla sentire protetta e per garantirle aiuto al momento del parto.
Una volta nati i cucciolini nessun altro gatto potrà entrare nella nursery, al di fuori della madre e delle gatte con cuccioli o incinte, che vi erano già “residenti”; tutto questo per evitare di stressare la madre che, per motivi ormonali, diventerà molto apprensiva, e anche soprattutto per fare in modo che non vi siano contagi batterici o virali di alcun tipo fra gli altri gatti e i piccoli ancora indifesi e senza alcun tipo di vaccinazione.
A volte i parti non vanno a buon fine, o, spesso, qualche cucciolino ha bisogno di una mano in più, in quel caso la mamma verrà aiutata e ai gattini daremo diverse poppate al giorno con un latte particolare (nei primi due giorni mischiato a colostro) per renderli più forti. Condivisibile o meno, da noi non esiste che “la natura faccia il suo corso”, perché a casa mia la natura sono io che ho deciso di far nascere questi piccoli che non mi hanno chiesto di venire al mondo.
Quando possibile i cuccioli ricevono immunizzazioni già alla nascita e nelle prime settimane di vita, e vengono vaccinati a 7/8 settimane e poi a 11/12 settimane. Prima del richiamo del vaccino i cuccioli vengono anche sverminati (anche se non affetti da parassiti). E se il piccolo è destinato a fare una o più esposizioni viene vaccinato anche per la rabbia verso le 16 settimane di vita.
I cuccioli hanno bisogno di crescere, di interagire far loro, con la madre, e con gli umani a cui sono abituati e dei quali conoscono l’odore; tutto questo per essere dei gatti equilibrati che possano poi affrontare ogni “umano estraneo” ed ogni altro animale nel modo più sereno possibile. Questo è il motivo per cui nessun piccolo parte dal nostro allevamento prima di aver compiuto 4 mesi.
Allevare per me è avere gatti FELICI in famiglie felici. Abbiamo constatato che, soprattutto con lo sphynx, un gatto equilibrato e più coccolone nei confronti dei nuovi genitori è quando si riesce a mantenerlo in iterazione con mamma e fratellini per circa 5 mesi. Generalmente quindi i nostri piccoli partono da qui a 5 mesi di età, avendo completato il loro sviluppo da “bambini” ed essendo pronti a lanciarsi in una vita con il loro umano, senza carenza irrecuperabili. Un gatto che ha terminato senza fretta il periodo in cui stare con la mamma e i suoi simili è un gatto poi molto più attaccato al suo “umano”.
Lo spazio dev’essere garantito a tutti i membri dell’allevamento. Non è etico utilizzare gabbie come non lo è riempire un appartamento di gatti. Un gatto è antropologicamente un animale che ha bisogno dei suoi spazi, e che un divano possa contenere 10 sphynx non significa che 10 sphynx possano vivere in 40mq di casa.
Un buon allevamento fa sempre in modo di avere sufficiente spazio per i maschi, che sono in una zona separata della casa rispetto alle femmine, e che a volte hanno bisogno anche di essere divisi fra di loro, senza però relegarli da soli. Deve poi avere una zona per le femmine, molto ampia e con ogni comfort felino, e non solo per gli umani allevatori che ci abitano; e poi una zona separata dove poter quarantenare i nuovi arrivi o dove poter chiudere per poche ore/settimane i gatti che subiscono interventi o altro. Se non c’è questa possibilità di spazio forse è meglio evitare di imbarcarsi nell’impresa di un allevamento, pur amatoriale e piccolo che sia. Certe condizioni sono fondamentali, non per il nostro bene ma per quello dei nostri gatti.
Un allevatore è prima di tutto un “genitore” per i propri bimbi gatti, la loro qualità di vita e il loro benessere è quindi anteposto a TUTTO. Un allevatore che ama i suoi gatti sa anche, quindi, quando è arrivato il momento di riaccasare un adulto per concedergli una vita ancor migliore di quella che sta vivendo. Molti gatti hanno bisogno di coccole esclusive, altri manifestano nel tempo un po’ di insofferenza alla vita “da branco”, altri ancora hanno necessità nutrizionali particolari ed incompatibili con la vita di allevamento (se non in gabbia); per questi, e molti altri motivi, a volte un allevatore si trova nella difficile decisione di dover trovare una nuova famiglia ad un adulto. Ad un SUO gatto.
Nel nostro allevamento di tanto in tanto ci sono adulti da riaccasare; sono gatti che hanno terminato la loro carriera espositiva e di riproduttori (e comunque mai gatti di età superiore ai 4/5 anni, perché in quel caso casa nostra rimane la scelta migliore), o che vengono appositamente sterilizzati perché mostrano insofferenza alla vita “in comunità”. Per questi gatti viene vagliata con molta scrupolosità una famiglia che, grazie al destino, si comprova essere la famiglia pennellata su misura sulle caratteristiche e necessità di quel dato gatto. Riaccasare un adulto è uno dei più grandi dolori per un allevatore, e un forte senso di colpa incolmabile per noi che ci sentiamo soprattutto mamma e papà, per questo motivo l’accuratezza nel trovar loro una famiglia è, e dev’essere, a tratti maniacale. Se un adulto se ne va di qui è per stare meglio di quanto non stia sul nostro divano.